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 44.391550° N  10.118023° E   945 mt. s.l.m.

Trefiumi
Inter flumina, Terfumna, Trefiumi (Pr)...
Per gli amici 3F, che però diventano rapidamente 2F  quando  piove  o   pioviggina,  e  salgono fino a 4F quando  nevica  forte.   Non si tratta di formule magiche o sigle misteriose, ma dei mille nomi di un piccolo borgo appenninico della provincia di Parma, posto alla quota media di 940 metri slm, non lontano dai confini con le province di Massa Carrara e Reggio Emilia

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Foto d'epoca a Trefiumi

Inter flumina, è l'antico nome di origine latina (il borgo si trova tra due rami del torrente Cedra, quello di Valditacca e quello di Trefiumi appunto, che raccoglie anche le acque dei laghi Palo, Verdarolo e Scuro); dal nome latino è poi derivato Terfumna, il nome dialettale; che è Trefiumi in italiano.

Poche le anime residenti, un po' di più coloro che si ritrovano al paese, il sabato e la domenica, ma soprattutto in estate e in agosto quando, specie in occasione del Ferragosto e della grande festa di San Lorenzo (cui è dedicata anche la chiesa), non si contano i piatti di tortelli, i salami e le bottiglie di rosso toscano che i devoti abitanti, frequentemente riuniti in conclave nei borghi e nelle aie, sacrificano durante le brevi notti della fine dell'estate.
Con la prima luna di settembre la febbre delle feste nel borgo lascia il posto a una febbre molto più sottile e subdola, quella del fungo.
Ed ecco allora che gli orari si ribaltano: le luci nel borgo si spengono presto la sera, per accendersi presto la mattina. E le auto salgono, come in processione, verso i boschi comuni: gli infiniti castagneti della strada verso il Lago Ballano (1336 m), le faggete umide di Valditacca, quelle più alte e ventose del Passo del Lagastrello, le conche umide e i prati. Ognuno ha le sue fungaie, ognuno parte presto la mattina per poi tornare in paese, alla fontana a tre bocche dei Rinaldi (1849, anch’essa sovrastata da San Lorenzo), per sfidare e battere gli amici vantando il porcino più grande o il raccolto più ricco.
La febbre del fungo tormenta gli abitanti del piccolo paese per almeno 40 giorni, e talvolta anche di più, fino a quando sullo spettacolo del bosco fiorito di funghi cala un sipario ancor più spettacolare ed emozionante, il sipario bianco della neve.
Una passione si spegne e un'altra più grande si accende.
La passione candida è fatta di lunghe attese, di estenuanti nottate, di faticose spalate, e di delusioni annegate in un viaggio (due viaggi, tre viaggi …)
a Pratospilla (1350 m) per recuperare il bianco perduto. Trefiumi è stata località di sci, nei decenni ricchi del secolo scorso, piste e skilift sulla strada per il Ballano, ma non fu vera gloria. Oggi per sciare si può andare a Pratospilla, e al paese resta la magia dell’inverno con i borghi imbiancati da percorrere lentamente osservando le architetture di un tempo, immersi nel profumo della legna che brucia nelle stufe, in un’atmosfera ovattata dal bianco. E proprio come il fumo, spazzato dal vento di sud-ovest, flagello e delizia di questa parte di Appennino, anche l’inverno piano piano se ne va e lascia il posto alla primavera, con i crochi e i campanellini che sbucano dalla neve, le gemme dei faggi che si schiudono, e le orchidee che fioriscono nei castagneti. Stagione di pioggia e neve tardiva, la primavera, di prati verdi e cieli azzurri, che molto lentamente sbiadiscono nel celeste chiaro dei cieli estivi che annunciano l’inizio di una nuova stagione calda fatta di feste di piazza e di primi funghi.




  

Testo di Antonio Rinaldi


(Liberamente ispirato alla vita “Inter Flumina” di Pierpaolo Paracchini)

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